Se questo è il mondo che volete, allora dobbiamo parlarne

Se questo è il mondo che volete, allora dobbiamo parlarne

Sono passati diversi mesi dai primi casi, molte settimane dall’inizio dell’isolamento.
#Iorestoacasa perché scelgo di farlo in base a una serie di valutazioni civili e medicosanitarie, perché la mia coscienza risponde sì agli inviti delle autorità scientifiche, ai richiami di quelle politiche.
Però è arrivato il momento di prendere atto che è in corso una plateale trasformazione dei concetti di “diritto” e “libertà”.
Potete pensare che sia questione trascurabile perché “la vita prima di tutto”.
Io no, non penso lo sia.

La vita è un bene importante, assoluto forse (siete in grado di darne una definizione?), ma vorrei ricordare che per sancire in modo più o meno stabile i diritti dell’uomo ci sono voluti secoli e un numero di vite di fronte al quale le vittime (anche potenziali) di Covid-19 impallidiscono.

Quindi no. Scusate.

Riformulo: se pensate sia una questione trascurabile avete la memoria storica di un grillo e la coscienza civile (che è altro rispetto alla pura obbedienza) di un battiscopa.
Ergo, se la vostra risposta è qualcosa tipo “ma la gente muore” o “vediamo quando capita a te”, c’è una piccola X in alto a destra, cliccatela e tornate a guardare Netflix.

Se nella crisi ci rendiamo conto che dobbiamo ridefinire il concetto di uomo, forse due parolette è necessario spendercele, no?
Non basta dire come scimmie urlatrici “devistareacasaaah”.
Magari la nuova definizione di uomo ci sta bene (a me no, Elon Musk riceverai presto una mia chiamata, spero le astronavi siano pronte), però tracciamola prima, che dite?

Punto primo.
Perché parlo di “ridefinizione di uomo”?
Non è solo una questione di benevolenza, di difendere la vita, ecc.?
No.
Un uomo non è solo una cosa biologica che respira, procrea, magna e ogni tanto va allo stadio.
Un uomo coincide pure coi suoi diritti, con le sue libertà fondamentali.
Se vi risulta difficile da comprendere tornatevene nel 1300, oppure mettetevi lì e rileggete, che so, un Primo Levi, un qualunque testo sulla storia della [ALERT: trattasi di esempio riferito a ciò che oggi definisce “uomo”] schiavitù e via dicendo.
Ma come?
In molti di quei casi la sussistenza biologica era pure garantita. Finanche vitto e alloggio.
Se questo è un uomo…

Dunque, abbiamo capito che oltre le membra c’è di più.
Ora, punto secondo. Attenti, qui c’è la parte importante.

La nostra società si basa sul “contratto sociale”: un accordo silenzioso tramite il quale il cittadino decide privarsi di alcune libertà e assegnarne il dominio allo Stato in cambio della difesa della propria vita dagli altri individui.
Occhio: dagli altri individui, NON da ogni possibile agente naturale, non è una differenza da poco.

Dei personaggi illuminati, anni fa, viste le zone grige presenti in tale contratto sociale, hanno stilato dei testi che sarebbe pure il caso di prendere in esame. Non per il loro puro valore legale, ma per i concetti che esprimono.

Bestseller come la “Costituzione della Repubblica Italiana” (https://www.senato.it/…/reposi…/istituzione/costituzione.pdf) o, per ragionare un po’ più in grande, la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” (https://www.ohchr.org/en/udhr/pages/Language.aspx?LangID=itn).
Tra un Baricco e un McEwan, un’occhiata diamola anche a ‘sti libretti qui.

Sono, in soldoni, il nucleo FONDANTE di ciò che un uomo ha diritto a rivendicare, qui nel Belpaese o nel mondo intero.
Sempre. Comunque.
In certi casi, al massimo, SALVO sia stato sottoposto precedentemente a giusto processo.

Ora, se avete aperto i due link, in particolare il secondo, scoprite che il numero di articoli violato dall’isolamento è piuttosto grande (2, 9, 12 e via dicendo).
Mi si risponderà sicuramente che queste violazioni sono state fatte a tutela della nostra stessa vita.

Però mi e vi chiedo: fin dove può spingersi uno stato, senza spogliarmi del mio essere “uomo”, per difendere la mia vita, di fronte a una minaccia?
Può, per esempio, giungere a decidere se io debba o meno poter andare a convivere con un individuo pericoloso, con numerosi precedenti per aggressione?
No. Non può.
Ho libertà di scelta, pur nei rischi.

Mi si dirà allora che l’istituzione, in quel caso, per tutelare me ricorre alla punizione dell’altro – che però avviene a crimine compiuto.
Ma vogliamo davvero che uno stato possa ricorrere a una sorta di detenzione preventiva (ancorché temporanea), peraltro in assenza di della volontà di nuocere?
Perché, ricordiamolo, gli individui (TUTTI gli individui) sono solo potenziali e soprattutto totalmente involontari vettori del virus.
Tra potenza e atto resta ancora una differenza importante – non devo spiegarla, no? Dai, magari su Netflix c’è “Minority Report” (ALERT: è un esempio).

E se un giorno scoprissimo che un uomo può essere letale per un altro con la sua pura e semplice esistenza?
Come dovremmo ripensare i diritti universali?
Chi, tra i due, dovremmo espropriare delle libertà fondamentali?
Entro quali limiti?
Vogliamo realmente delegare in tutto e per tutto a un’istituzione superiore la decisione?
E vogliamo che essa – peraltro senza confronto con le parti, senza dibattito, senza riflessione comune – posa scegliere se scavalcare i propri stessi statuti fondamentali?
E se decide arbitrariamente di scavalcarli, potrà altrettanto arbitrariamente decidere per quanto tempo?
Certo potremmo inserire delle regole che vincolino la durata, ma a cosa servirebbe, se stiamo giusto parlando di una situazione in cui “per esigenze superiori” le regole si violano in scioltezza?

Magari vogliamo tutto questo, d’accordo, però, Cristo, parliamone prima, così uno sceglie se preparare le valigie o meno.
Anche perché temo che non basti un DCPM redatto in una riunione di gabinetto con delle “task force” (chi sono? Perché hanno ricevuto mandato?), né tanto meno degli editti REGIONALI per fare scacco matto a Costituzione, Diritti universali e via discorrendo.
Cioè, dai: Fontana mangia De Gasperi. No.

In ultimo, punto terzo, corollario del secondo.
Restare a casa è una prassi GIUSTA E CONDIVISIBILE, in questo momento, così come l’isolamento sociale.
Lo sarebbe ancora di più se fosse delineata cum grano salis (oh, mica lo dice solo Conte) – ancora mi chiedo quale sia il rischio connesso alla passeggiata in solitaria.
Quindi è assolutamente sensato rispettarla, è un comportamento sano e coscienzioso.

MA.

Tra fornire delle indicazioni o predisporre una profilassi istituzionalizzata (i.e.: obbligare all’uso della mascherina) e costringere, sottoponendo a controllo assoluto, in barba a ogni possibile privacy, sotto minaccia penale c’è un abisso.

Ho diritto di annullare la libertà di un uomo per qualcosa che è solo potenziale e che soprattutto è COMPLETAMENTE indipendente dal suo volere?

Ecco, poi possiamo anche decidere di scavalcarlo, quell’abisso, che abbiamo altre esigenze fondamentali.
Che vogliamo una società ad altissimo grado di sicurezza.
Che la vita pura e semplice, di tutti (ma proprio tutti tutti, eh!, poi facciamo due chiacchiere su un po’ di altre cosette allora), è una priorità assoluta e soverchiante su OGNI altra considerazione.
Anche a scapito di secoli di riflessioni sui diritti.

Tutto si può fare.
Ma non si può tirare lo sciacquone su secoli di storia, riflessioni, lotte, sangue, perché nel buio mese primaverile di un anno sciagurato delle “task force di esperti” hanno sancito che così si salvano le vite.

Se è il mondo che volete, accomodatevi.
Però, forse prima vorrei esserne informato.
Forse prima dobbiamo necessariamente parlarne.

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